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Sclerosi Multipla: identificata nei linfociti B e nei monociti l’espressione alterata di nuovi geni associati alla malattia
La scoperta, possibile
grazie al sostegno della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, getta nuova
luce sui meccanismi alla base della malattia legati ad alterazioni
dell’espressione di alcuni geni in specifiche popolazioni del
sistema immunitario confermando l’importanza di indirizzare sui linfociti B
nuovi interventi terapeutici
Un’alterazione nell’espressione dell’interferone, ovvero di quel gruppo di
proteine che le cellule del sistema immunitario producono in presenza di virus,
può essere alla base dello sviluppo di diverse malattie autoimmuni. In uno
studio pubblicato sulla rivista Journal of
Autoimmunity, i ricercatori dell’Istituto Superiore
di Sanità (ISS), in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
e con l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, e grazie al sostegno della Fondazione
Italiana Sclerosi Multipla (FISM), hanno scoperto nei linfociti B e nei
monociti delle persone con sclerosi multipla (SM), alterazioni in diversi geni
regolati dall’interferone.
Studi
svolti in precedenza avevano già individuato il ruolo significativo dei
linfociti B nei meccanismi patogenetici della malattia . L’ indagine si è spinta oltre e
ha identificato anomalie nei linfociti B e nei monociti che alterano
profondamente i processi in cui sono coinvolti gli interferoni. Questi dati, se
da un lato confermano l’importanza del trattamento delle forme
recidivanti-remittenti e progressive della SM con anticorpi monoclonali diretti
selettivamente contro i linfociti B, dall’altro aprono nuove prospettive verso
cui indirizzare futuri sforzi per la messa a punto di terapie innovative
centrate su questa popolazione linfocitaria.
I ricercatori dell’ISS hanno isolato sia i linfociti B che i monociti da
campioni di sangue periferico di persone con SM senza trattamenti in corso e da
soggetti di controllo appaiati per sesso ed età. Di questi tipi cellulari i
ricercatori dell’Ospedale San Raffaele hanno analizzato i profili di
espressione genica (trascrittoma) con l’ausilio del database Interferome,
che è stato sviluppato dal collaboratore allo studio il Professore Paul Hertzog
della Monash University in Australia e che raccoglie in maniera sistematica
tutti i geni regolati dagli interferoni descritti nella letteratura scientifica
mondiale.
Questo
progetto FISM ha consentito di mettere in luce numerose disregolazioni
trascrittomiche nei geni regolati dagli interferoni nelle persone con SM , in particolare in questo studio
sono state trovate anomalie geniche specifiche per tipi cellulari distinti,
indicando così quelle sulle quali indagare in vista della ricerca di nuovi
processi patologici e di marcatori di malattia.
Inoltre, l’identificazione selettiva nei linfociti B di alterazioni di
alcune risposte anti-virali, rende verosimile l’ipotesi in base a cui il virus
di Epstein-barr abbia un forte impatto, negli individui con SM, sul controllo
della patologia. Questo virus è molto diffuso (oltre il 90% degli adulti ne
risulta infettato, spesso senza alcuna conseguenza), rimane latente proprio nei
linfociti B della memoria per tutta la vita, e sembra aumentare il rischio di
sviluppare malattie autoimmuni, tra cui la SM, in alcuni soggetti geneticamente
predisposti.
Lo studio è stato possibile grazie un finanziamento di FISM assegnato
all’ISS e all’IRCCS Ospedale San Raffaele. Hanno inoltre partecipato allo
studio: l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, l’Università di Roma La Sapienza; l’IRCCS
San Raffaele-Pisana di Roma; la Monash University di Clayton (Australia);
l’Istituto Neurologico Mediterraneo (INM) Neuromed, Pozzilli (Isernia).
La scoperta, possibile
grazie al sostegno della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, getta nuova
luce sui meccanismi alla base della malattia legati ad alterazioni
dell’espressione di alcuni geni in specifiche popolazioni del
sistema immunitario confermando l’importanza di indirizzare sui linfociti B
nuovi interventi terapeutici
Un’alterazione nell’espressione dell’interferone, ovvero di quel gruppo di
proteine che le cellule del sistema immunitario producono in presenza di virus,
può essere alla base dello sviluppo di diverse malattie autoimmuni. In uno
studio pubblicato sulla rivista Journal of
Autoimmunity, i ricercatori dell’Istituto Superiore
di Sanità (ISS), in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
e con l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, e grazie al sostegno della Fondazione
Italiana Sclerosi Multipla (FISM), hanno scoperto nei linfociti B e nei
monociti delle persone con sclerosi multipla (SM), alterazioni in diversi geni
regolati dall’interferone.
Studi
svolti in precedenza avevano già individuato il ruolo significativo dei
linfociti B nei meccanismi patogenetici della malattia . L’ indagine si è spinta oltre e
ha identificato anomalie nei linfociti B e nei monociti che alterano
profondamente i processi in cui sono coinvolti gli interferoni. Questi dati, se
da un lato confermano l’importanza del trattamento delle forme
recidivanti-remittenti e progressive della SM con anticorpi monoclonali diretti
selettivamente contro i linfociti B, dall’altro aprono nuove prospettive verso
cui indirizzare futuri sforzi per la messa a punto di terapie innovative
centrate su questa popolazione linfocitaria.
I ricercatori dell’ISS hanno isolato sia i linfociti B che i monociti da
campioni di sangue periferico di persone con SM senza trattamenti in corso e da
soggetti di controllo appaiati per sesso ed età. Di questi tipi cellulari i
ricercatori dell’Ospedale San Raffaele hanno analizzato i profili di
espressione genica (trascrittoma) con l’ausilio del database Interferome,
che è stato sviluppato dal collaboratore allo studio il Professore Paul Hertzog
della Monash University in Australia e che raccoglie in maniera sistematica
tutti i geni regolati dagli interferoni descritti nella letteratura scientifica
mondiale.
Questo
progetto FISM ha consentito di mettere in luce numerose disregolazioni
trascrittomiche nei geni regolati dagli interferoni nelle persone con SM , in particolare in questo studio
sono state trovate anomalie geniche specifiche per tipi cellulari distinti,
indicando così quelle sulle quali indagare in vista della ricerca di nuovi
processi patologici e di marcatori di malattia.
Inoltre, l’identificazione selettiva nei linfociti B di alterazioni di
alcune risposte anti-virali, rende verosimile l’ipotesi in base a cui il virus
di Epstein-barr abbia un forte impatto, negli individui con SM, sul controllo
della patologia. Questo virus è molto diffuso (oltre il 90% degli adulti ne
risulta infettato, spesso senza alcuna conseguenza), rimane latente proprio nei
linfociti B della memoria per tutta la vita, e sembra aumentare il rischio di
sviluppare malattie autoimmuni, tra cui la SM, in alcuni soggetti geneticamente
predisposti.
Lo studio è stato possibile grazie un finanziamento di FISM assegnato all’ISS e all’IRCCS Ospedale San Raffaele. Hanno inoltre partecipato allo studio: l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, l’Università di Roma La Sapienza; l’IRCCS San Raffaele-Pisana di Roma; la Monash University di Clayton (Australia); l’Istituto Neurologico Mediterraneo (INM) Neuromed, Pozzilli (Isernia).
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