Horizon 2020: Il Piano europeo vale oltre 77 miliardi per ricerca e innovazione
Il nuovo Programma quadro europeo per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione, Horizon 2020, vale oltre 77 miliardi di euro e segue il 7° Programma quadro, conclusosi lo scorso anno. Un Piano strategico, perché chiamato a supportare sia la ricerca di base che quella applicata, con l’ambizione di creare innovazione, sviluppo sociale ed economico in Europa nei prossimi sei anni. Per la prima volta, infatti, Horizon riunisce in un unico programma tre importanti iniziative comunitarie, che fino a ieri hanno marciato separatamente: il Programma quadro di ricerca, il Programma CIP (Competitiveness and Innovation Programme) che supporta le attività nel campo dell’innovazione e l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT).
Dei 77 miliardi di Horizon, 29,7 sono destinati al Societal Challenges, programma multidisciplinare di ricerca, orientato a soluzioni sostenibili nel lungo periodo per affrontare le sfide sociali che attendono l’Europa: la tutela della salute rispetto all’invecchiamento della popolazione e alla nuova concezione del benessere; la sicurezza alimentare e la bio-economia; l’energia pulita, sicura ed efficiente; il trasporto intelligente e quindi non inquinante ed integrato; la sicurezza dell’Europa e dei suoi cittadini. Altri 24,4 miliardi andranno al Programma Excellent Science che mira a rafforzare l’eccellenza europea in ambito scientifico attraverso il raggiungimento di quattro obiettivi: 1) sostenere i ricercatori più promettenti e creativi nello svolgere ricerche di frontiera; 2) finanziare i gruppi di ricerca coinvolti nelle cosiddette “tecnologie intelligenti”; 3) garantire formazione e carriera ai ricercatori più promettenti; 4) supportare le infrastrutture di rete, prima di tutto quelle elettriche. Terzo pilastro di Horizon 2020 è l’Industrial leadership, il programma che mira appunto a creare un primato industriale europeo. Obiettivo ambizioso, al quale vengono destinati poco più di 17 miliardi, che serviranno a rendere l’Europa un luogo un po’ più attraente per investire in ricerca e innovazione, anche attraverso un miglior accesso al credito e al sostegno agli investimenti in nuove tecnologie. Soprattutto in quelle più avanzate, come le tecnologie per l’informazione e l’innovazione (l’Ict, Information & Communication Techonology), le bio e nanotecnologie.
Una sfida cruciale, quella dell’innovazione, rispetto alla quale l’Europa ha deciso di giocare la carta della programmazione unitaria, per evitare dispersione d’idee e risorse. Proprio quella che ha contraddistinto in passato l’approccio italiano ai bandi di ricerca europei.
Lo dicono i dati pubblicati dal Consiglio Europeo della Ricerca: nel 2013 l’ente ha assegnato 287 borse di studio a giovani ricercatori. Ebbene, di queste solo 17 sono andate ad italiani e, quel che più fa riflettere, solo otto di questi hanno scelto un ente di ricerca made in Italy per portare avanti i propri progetti. Di contro, l’Inghilterra ne ha attirati 60 e la Germania 46. Un gap competitivo nella capacità di attrarre cervelli che secondo molti ricercatori italiani dipende soprattutto dai lacci burocratici e dalla poca propensione a far convergere ricerca pubblica e privata. Senza dimenticare che all’estero chi fa ricerca non ha solo laboratori efficienti in cui sviluppare le idee, ma anche tutti quegli strumenti “non convenzionali”, come attrezzature, software, pacchetti di formazione, bonus per alloggio e viaggi. Una formula “all-inclusive” rivelatasi di successo e che qualcuno vorrebbe incentivare anche nel nostro Paese.
Campus Bio-Medico di Roma: oltre 120 progetti di ricerca, il 40 per cento da bandi nazionali e internazionali
L’Università Campus Bio-Medico di Roma dispone di un Centro Integrato di Ricerca (CIR) all’interno del quale si svolgono tutte le attività di ricerca scientifica. Possiede oltre 40 Unità Operative, con 20 laboratori di ricerca e 104 ricercatori in organico al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
I dati 2013 sulla produzione scientifica del Campus Bio-Medico di Roma indicano una crescita dell’8 per cento nel numero di pubblicazioni, con un aumento del 7 per cento dell’Impact Factor, ovvero l’indicatore, riconosciuto a livello internazionale, della qualità delle pubblicazioni scientifiche. In particolare, rispetto al 2012 il valore dell’IF di ciascun docente del Campus Bio-Medico è cresciuto di oltre 15 punti.
Pur essendo un ateneo giovane e con una storia di ricerca relativamente recente, l’Università Campus Bio-Medico di Roma vanta 11 docenti nella graduatoria attuale dei Top Italian Scientists: Prof. Antonio Persico, Prof. Giorgio Minotti, Prof. Paolo Pozzilli, Prof. Vito Fazio, Prof Giuseppe Tonini, Dr. Claudio Pedone, Prof. Stefano Bonini, Prof.ssa Laura De Gara, Prof. Mauro Maccarone, Prof. Vincenzo Di Lazzaro, Prof. Giuseppe Avvisati.
Negli ultimi dodici mesi l’Ateneo ha attivato oltre 120 progetti, ottenendo il 40 per cento del budget complessivo delle attività di ricerca attraverso bandi competitivi, nazionali e internazionali. Attualmente, sono stati già raccolti finanziamenti per più di 3 milioni di euro. Sono, inoltre, in corso 50 richieste di finanziamento presentate su bandi competitivi internazionali (3), europei (14), nazionali (32) e regionali (1) per quasi 30 milioni di euro complessivi.
In particolare, la Valutazione della Qualità della Ricerca promossa dal MIUR per il periodo che va dal 2004 al 2010, pubblicata qualche mese fa, ha premiato l’ambito dell’Ingegneria Industriale e dell’Informazione dell’Università Campus Bio-Medico con il terzo posto in graduatoria generale delle 56 università oggetto della valutazione a livello nazionale e ha fatto registrare il quinto posto su 58 atenei nel settore della ricerca nel campo delle Scienze Biologiche.
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