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L’area padana unica zona europea di estese dimensioni dove si manifestano contemporaneamente situazioni di superamento sistematico dei valori limite per le polveri (PM), il biossido di azoto e l’ozono

Verso la XII Conferenza del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente

                MONITORAGGIO  DELL’ARIA PADANA:

912 stazioni di monitoraggio, 218 tecnici impegnati, 26 milioni di euro a tutela di un’area critica

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A Bologna, oltre 300 tecnici e ricercatori italiani per ridurre l’inquinamento. Azioni su trasporti, industria, agricoltura, allevamenti.

L’area padana resta l’unica zona europea di estese dimensioni nella quale si manifestano contemporaneamente situazioni di superamento sistematico dei valori limite per le polveri (PM), il biossido di azoto e l’ozono. In particolare, l’Emilia-Romagna, con il Piano integrato per la Qualità dell’aria, prevede per il 2020 la riduzione dell’8% delle emissioni di PM10, 26% di ossidi di azoto (NOx), 43% di ammoniaca, 18% di Composti Organici Volatili (COV) e 10% di anidride solforosa (SO2), obiettivi che includono anche quote di competenza extra-regionale, come si evince dal Piano per gli interventi per la Qualità dell’Aria della Regione Toscana, che puntando su tre macro-settori (Trasporti, Energia e Agricoltura), stima per il 2020 una riduzione delle emissioni pari a: PM10 -41%, NO2 -49%, COV -20%, ammoniaca – 16%. Appare necessario agire su scala estesa in modo sostanziale e mobilitare risorse significative a sostegno di politiche che agiscano sugli inquinanti primari, ma soprattutto sui precursori delle Polveri fini (che costituiscono circa 70 % del PM totale).

 Questi alcuni dati emersi dal Convegno “Aria: quale qualità? Sistema conoscitivo, problemi, sfide”, iniziato oggi a Bologna e che proseguirà anche nella giornata di domani, evento che anticipa la Conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente in programma a Roma il 10 e 11 aprile. Il monitoraggio è uno degli impegni maggiori in termini di risorse per le Agenzie ambientali; basta pensare che le 912 stazioni in tutta Italia, impegnano 218 tecnici (il 16% del totale), per una spesa tra personale, strumentazione e gestione, superiore ai 26 milioni di Euro, che equivale a circa 50 centesimi di Euro ad abitante. Il Convegno rappresenta l’occasione per il Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente di confrontarsi sul tema della qualità dell’aria, per trarre un bilancio di quanto fatto finora, ma soprattutto per pianificare azioni future efficaci, azioni che devono essere integrate e multi-settoriali sull’intero territorio nazionale, intervenendo sulle fonti degli inquinanti primari nel Bacino Padano, promuovendo un sistema integrato dei trasporti, agendo sui grandi e medi impianti industriali, sulla qualità dei combustibili, e riducendo le emissioni nel comparto agricolo e degli allevamenti.

La deindustrializzazione ha certamente ridotto l’impatto inquinante nella Pianura padana e la sostituzione delle fonti energetiche più inquinanti ha quasi azzerato alcune delle tradizionali emissioni nocive (derivati dallo zolfo): tuttavia, l’attenzione non deve diminuire su altri, insidiosi composti, spesso precursori di inquinanti secondari: oggi i più critici sono NOx, SOx e VOC.
Per ciò che riguarda le fonti energetiche, c’è l’esigenza di superare le fonti fossili e valutare gli impatti – tutt’altro che secondari – di talune fonti rinnovabili, ad esempio le biomasse.
Uno studio di Arpa Lombardia, ha evidenziato che il contributo percentuale della combustione delle legna, sul totale del PM10 invernale, varia tra l’8 ed il 10% a Milano, tra il  15 ed il 25% nelle stazioni della pianura rurale e tra il 25% ed il 35%  nelle stazioni alpine e prealpine lombarde.

La nuova politica comunitaria individua la possibilità di ottenere fino a 10 milioni di Euro di cofinanziamento per le aree più critiche nell’ambito del nuovo programma Life+ purché le misure previste siano integrate da fondi strutturali ed incluse nei Programmi Operativi Regionali (POR). A tale scopo, le regioni del Bacino padano hanno avviato una azione di coordinamento; i settori chiave di intervento a scala sovra regionale, sono trasporti (veicoli pesanti diesel per trasporto merci), grandi impianti, agricoltura.

 ARPA EMILIA ROMAGNA:

Mauro Bompani

Andrea Malossini

  ISPRA: