Cosa sono
Il sistema neuroendocrino è costituito da cellule che hanno le caratteristiche tipiche sia delle cellule endocrine, che producono gli ormoni, sia di quelle nervose. Le cellule neuroendocrine sono presenti praticamente in tutto l’organismo e nei diversi organi svolgono funzioni specifiche, come per esempio regolare il flusso dell’aria nei polmoni o la velocità del cibo nel tratto gastrointestinale.
I tumori neuroendocrini – indicati anche come TNE o come NET (dall’inglese Neuro-EndocrineTumor) – prendono origine da queste cellule e possono colpire organi anche
molto diversi tra di loro come intestino, pancreas, polmoni, tiroide, timo o ghiandole surrenali.
Quanto sono diffusi
I tumori neuroendocrini sono relativamente rari: in Italia si registrano 3-4 nuovi casi ogni 100.000 persone in un anno, il che equivale a circa 2.500-2.700 nuovi casi ogni anno. In particolare si può affermare che quelli neuroendocrini sono tumori a bassa incidenza (numero di nuovi casi in un anno), ma ad alta prevalenza (numero di casi presenti in una popolazione in un dato momento) poiché spesso i pazienti sono “lungo-sopravviventi” ovvero convivono a lungo con la malattia. Questi tumori possono essere diagnosticati anche in bambini e adolescenti, ma sono decisamente più comuni tra gli adulti e gli anziani.
I più frequenti sono i tumori che riguardano il tratto gastro-entero-pancreatico (70%), seguono quelli che colpisconopolmoni e apparato respiratorio (20%) o altre regioni del corpo (10%) come cute, tiroide, paratiroide e surreni.
Negli ultimi decenni l’incidenza registrata(numero di nuovi casi in un anno) è aumentata soprattutto perché sono migliorate le tecniche di diagnosi e la conoscenza delle caratteristiche delle malattie.
Chi è a rischio
Non sono stati identificati fattori di rischio certi per queste patologie, ma, per rispondere meglio a questo quesito, sono in corso indagini mirate.
Tra i fattori più probabili di rischio si può ricordare l’età, dal momento che queste neoplasie sono più frequenti nelle persone adulte e anziane. Inoltre, gli uomini, rispetto alle donne, sono più a rischio di sviluppare alcuni tumori neuroendocrini come feocromocitoma e tumore a cellule di Merkel.
In generale, il rischio aumenta anche nel caso di sistema immunitario particolarmente debole (persone sottoposte a trapianto o con sindromi come HIV) o in persone che presentano nella loro storia familiare alcune malattie ereditarie come MEN1 o MEN2 (neoplasia endocrina multipla di tipo 1 o 2). Queste situazioni si presentano comunque in numero molto limitato. Alcuni studi hanno inoltre suggerito che persone esposte all’arsenico o a troppo sole corrono un rischio maggiore di sviluppare il tumore a cellule di Merkel.
Tipologie
I tumori neuroendocrini sono molto numerosi come tipologia e molto diversi tra di loro e ciò rende particolarmente complicato classificarli. Quando si parla di tumori neuroendocrini si utilizza anche il terminecarcinoideche fu introdotto nel 1907 per indicare alcuni tumori gastrointestinali a prognosi migliore rispetto all’adenocarcinoma. Tale termine è oggi superato, ma spesso nella pratica clinica continua ad essere utilizzato. In generale, una prima suddivisione può essere fatta in base all’organo o al tipo di cellule interessati:
- Tumori neuroendocrini del tratto gastroenterico
Rappresentano oltre il 2% di tutti i tumori del distretto gastrointestinale e, in base alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), si suddividono in tumore neuroendocrino ben differenziato, carcinoma neuroendocrino ben differenziato, carcinoma neuroendocrino scarsamente differenziato, carcinomi misti eso-endocrini e lesioni similtumorali.
- Tumori neuroendocrini polmonari
Possono essere suddivisi in iperplasie delle cellule neuroendocrine e tumourlets, tumori a morfologia neuroendocrina, carcinomi non-microcitomi con differenziazione neuroendocrina (NSCLC-ND) e altri tumori polmonari con caratteristiche neuroendocrine.
- Tumori neuroendocrini timici
Sono estremamente rari e si dividono in carcinoma neuroendocrino ben differenziato (anche detto carcinoide timico), microcitoma e carcinoma neuroendocrino a grandi cellule.
- Feocromocitoma
È un particolare tumore neuroendocrino che si sviluppa a partire dalle cellule cromaffini (cellule che rilasciano adrenalina) situate nelle ghiandole surrenali. Le stesse cellule, se presenti non a livello surrenalico, danno origine ai cosiddetti paragangliomi.
- Tumore a cellule di Merkel
Ha origine dalle cellule che producono ormoni, situate sotto la cute e i follicoli piliferi, e si sviluppa in maniera diffusa a livello cutaneo.
Sintomi
Spesso i tumori neuroendocrini restano per lungo tempo asintomatici e questo può causare ritardi nella diagnosi. In altri casi invece i sintomi sono aspecifici, correlati anche ad altre patologie non oncologiche.
In linea generale, i sintomi dipendono dall’organo coinvolto e dal tipo di sostanze biologicamente attive che il tumore a volte produce (per esempio serotonina, insulina, adrenalina e istamina). Tra i sintomi comuni si riscontrano ipertensione, febbre, mal di testa, sudorazione, vomito, aumento delle pulsazioni, ma anche iper- o ipo-glicemia, diarrea, perdita di appetito, aumento o diminuzione del peso, cambiamento delle abitudini intestinali e urinarie, rash cutanei o presenza di noduli, tosse persistente. In particolare, specialmente quando la malattia si localizza a livello epatico, può essere presente la cosiddetta “sindrome da carcinoide” caratterizzata da diarrea profusa continua, flushing e sindrome cardiaca/respiratoria.
Prevenzione
Non esistono strategie di prevenzione per i tumori neuroendocrini ma, in presenza di una sintomatologia importante come sopra descritto, è importante consultare un medico specialista per accertamenti.
Diagnosi
La diagnosi dei tumori neuroendocrini è complessa anche per medici esperti, ma come per tutti i tipi di tumore, la visita medica è il primo passo per una diagnosi corretta. Il medico innanzitutto pone domande sui sintomi e sulla storia familiare e, in caso di sospetto tumore neuroendocrino, prescrive alcuni esami più specifici. L’esame del sangue e delle urine può fornire informazioni importanti per la diagnosi: i tumori neuroendocrini producono infatti ormoni e altre sostanze, dette “marcatori” poiché segnalano che a livello endocrino c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe. Tra queste sostanze ce ne sono alcune che indicano in modo generico un problema neuroendocrino (cromogranina A, polipeptide pancreatico, enolasi neurone specifica eccetera), altre sono prodotte in modo specifico dai tumori (insulina, glucagone, 5-HT, 5-HTP, 5-HIAA). Uno degli esami per la diagnosi è la misurazione dei livelli di 5-HIAA (un metabolita della serotonina) nelle urine. I risultati di questi esami vanno però letti e interpretati con molta attenzione: il valore della cromogranina A, per esempio, può aumentare se si assumono farmaci come i gastroprotettori/inibitori di pompa protonica, in caso di malattie infiammatorie croniche (cirrosi, BPCO, colite ulcerosa) e dopo aver mangiato cibi come banane, frutta secca e cioccolato. Questi esami non sono però sufficienti a formulare la diagnosi e devono essere accompagnati da tecniche di diagnostica per immagini (TAC, ecografia, scintigrafia, PET, risonanza magnetica e angiografia) che permettono di ottenere informazioni più precise su localizzazione ed estensione della malattia. Labiopsia (prelievo di un frammento di tessuto successivamente analizzato al microscopio) resta comunque l’esame più importante per essere certi della diagnosi.
Evoluzione
È particolarmente difficile classificare e assegnare uno stadio a queste neoplasie poiché i tumori neuroendocrini sono molto numerosi e possono presentare caratteristiche molto diverse tra loro. Nel tempo sono stati proposti numerosi sistemi di classificazione/stadiazione, ma ad oggi non ne esiste uno uniformemente condiviso. I criteri proposti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sono quelli più comunemente usati e si basano su diverse caratteristiche della malattia sia morfologico-cliniche sia biologiche (sede di origine, estensione, tipo di sostanza prodotta, proliferazione cellulare eccetera). Recentemente è stato proposto anche un sistema di stadiazione simile a quello TNM normalmente utilizzato per gli altri tumori e che prende in considerazione estensione del tumore (T), coinvolgimento dei linfonodi (N) e presenza di metastasi (M).
Come si curano
I tumori neuroendocrini rappresentano un gruppo molto eterogeneo di malattie e per questo motivo non è possibile definire una strategia di trattamento unica. Inoltre, essendo neoplasie piuttosto rare, è di fondamentale importanza rivolgersi a un centro altamente specializzato nel quale sia possibile definire una terapia personalizzata con un approccio medico multidisciplinare. In Italia sono stati accreditati due centri di eccellenza dalla Società europea dei tumori neuroendocrini (ENETS, per la diagnostica, il trattamento e il controllo periodico di questi pazienti. Uno di questi si trova a Perugia, mentre il secondo è presso la Fondazione IRCCS Istituto nazionale tumori Milano.
Tra le diverse opzioni terapeutiche possibili, la chirurgia è la più utilizzata a scopo potenzialmente curativo: se il tumore viene rimosso interamente l’intervento permette in molti casi di curarlo completamente. Grazie al bisturi è inoltre possibile rimuovere eventuali metastasi o ridurre la massa tumorale a scopo palliativo, cioè con l’intento di ridurre i sintomi nelle fasi terminali della malattia. Le opzioni chirurgiche possono anche includere interventi di tipo laparoscopico meno invasivi oppure, in casi ultra-selezionati, il trapianto di fegato.
Per alcuni tumori neuroendocrini è possibile utilizzare terapie loco-regionali quali la chemioembolizzazione e l’alcolizzazione (per metastasi localizzate in zone del fegato difficilmente raggiungibili dalla chirurgia) oppure la criochirurgia e la termoablazione ad alta frequenza. La radioterapia è poco utilizzata perché i tumori neuroendocrini sono spesso radio-resistenti. La radioterapia metabolica viceversa, è una metodica sempre più diffusa nonostante il suo utilizzo sia limitato dal fatto che sul territorio nazionale poche strutture possono offrire questa opzione terapeutica. La chemioterapia sistemica viene utilizzata in genere come polichemioterapia, cioè come combinazione di diversi farmaci chemioterapici. Tra i farmaci utilizzati (in combinazioni e dosi differenti a seconda delle caratteristiche del tumore) si possono ricordare derivati del platino, doxorubicina, 5-fluorouracile e ciclofosfamide. A questi chemioterapici classici si aggiungono altre terapie mediche basate su analoghi della somatostatina. L’utilizzo dell’interferone alfa si è ridotto drasticamente, mentre sono disponibili nella pratica clinica nuove molecole biologiche come Everolimus e Sunitinib. Questi farmaci, attualmente già presenti in altri paesi europei e negli Stati Uniti, entreranno a breve anche nella pratica italiana e sono già disponibili presso gli istituti di ricerca che si occupano di sperimentazioni. In sintesi, i tumori neuroendocrini sono patologie complesse e sono l’esempio di come un approccio multidisciplinare abbia un impatto favorevole su diagnosi, terapia e controlli.
AIRC
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