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IL METANO CHE NON C’E’ Marte continua a nasconderci la verità. Questa volta tocca alla presenza o meno di gas metano nella sua tenue atmosfera. Una presenza misurata con certezza dalla sonda Mars Express solo pochi anni fa. Ma il rover Curiosity, sceso ad agosto sul pianeta rosso, non ne ha trovato traccia. Il metano è un gas che può essere prodotto da organismi viventi, come nel caso di microscopici batteri. Proprio per questo la sua presenza nell’atmosfera marziana sembrava un indizio molto forte dell’esistenza dei batteri, e quindi della prova che su Marte c’è la vita, per quanto elementare. Ma dopo quattro giorni di analisi dell’atmosfera, il rover Curiosity non ha trovato metano. Il che sembra confermare l’ipotesi di chi crede che questo gas sia sì presente, ma in modeste quantità perché prodotto semplicemente da sporadici fenomeni vulcanici. I sostenitori dell’origine batterica fanno però notare che su Marte la presenza di metano cambia molto rapidamente a seconda del luogo e della stagione. Curiosity potrebbe quindi aver iniziato la sua ricerca nel posto e nel momento sbagliato. Per questo tutti concordano che prima di qualsiasi conclusione convenga attendere ancora qualche mese, quando saranno cambiate almeno un paio di stagioni.
TUTTO SOLO E NON TROPPO LONTANO La sua identità è ancora in attesa di conferma ma, se le ipotesi sono corrette, l’oggetto denominato CFBDSIR2149 sarebbe un pianeta solitario che si sposta nello spazio assieme a un gruppo di circa 30 stelle, noto come Associazione di AB Doradus. È solitario perché non gira intorno ad alcuna stella, forse perché è stato sbalzato via dal proprio sistema planetario di origine in seguito a interazioni gravitazionali con gli altri pianeti. Scoperto grazie a strumenti sensibili alla radiazione infrarossa presso il Very Large Telescope, in Cile, e il Canada France Hawaii Telescope alle Hawaii, questo oggetto è molto interessante perché particolarmente vicino, circa 110 anni luce. Se appartiene effettivamente al gruppo di stelle e non ci è capitato in mezzo per caso, allora è possibile dedurre innanzitutto che si tratta di un pianeta, che ha una massa compresa fra le 4 e le 7 volte quella di Giove, una temperatura di 430 gradi e la stessa età del gruppo a cui appartiene, ovvero fra i 50 e i 120 milioni di anni. Se non appartiene all’Associazione AB Doradus, potrebbe invece essere identificato come una piccola nana bruna. Si tratta comunque di una scoperta molto interessante, in un caso perché aiuterebbe a capire meglio come si possono espellere i pianeti dai sistemi planetari e, nell’altro, a comprendere come oggetti molto leggeri possano derivare dai processi di formazione stellare.
UN ALTRO PIANETA AL POSTO GIUSTO
Gira intorno a una stella nana bruna a 40 anni luce di distanza, insieme a ad altri 5 pianeti, ma fra questi sarebbe il solo a trovarsi alla giusta distanza. La stella è denominata HD40307 e in un primo momento intorno ad essa erano stati individuati tre pianeti. Ora, un gruppo internazionale di astronomi guidati da ricercatori delle università di Hertfordshire, Inghilterra, e Göttingen, Germania, analizzando i dati disponibili ne ha scoperti altri tre. Di essi, l’ultimo in ordine di distanza dalla stella, si troverebbe in fascia di abitabilità: né troppo vicino, né troppo lontano…insomma al punto giusto perché l’acqua, eventualmente presente sulla superficie, possa restare allo stato liquido. Con una massa pari a circa 7 volte quella della Terra, il pianeta potrebbe essere di tipo roccioso. Certo, perché un pianeta possa garantire le condizioni adatte alla presenza di vita, deve avere molti altri requisiti ma per il momento, questo nuovo candidato parte, possiamo dire, con l’orbita giusta.
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